Il tango è davvero una terapia? Cosa significa la parola Tangoterapia e quanti metodi esistono? Ma soprattutto a chi è utile e perché? Mi sono posta diverse volte queste domande mentre studiavo il tango per diventare insegnante e ho avuto sin dall’ inizio del mio percorso una curiosità spiccata per i risvolti fisici, emozionali, psicologici e spirituali di questa danza. Ho cercato risposte e fatto formazioni, sperimentando su di me tutto il possibile in Italia perché comprendo il grande potenziale di questo ballo e il mio scopo, come Presidente dell’ Asd OliTango è utilizzarlo come strumento per aiutare le persone a stare meglio, dal punto di vista fisico, emotivo, relazionale. Che ciò avvenga attraverso il semplice piacere di imparare a ballare tango in un corso di gruppo, oppure all’interno di percorsi di Tangoterapia o gruppi di TangoOlistico® non importa, mi interessa il benessere delle persone. Ho pensato di  riunire in questo articolo alcune informazioni utili a comprendere più a fondo il Tango Argentino come terapia

Il vocabolario Treccani definisce la parola “terapia” nella medicina come “studio e attuazione concreta di mezzi e metodi per combattere le malattie” e specifica che è frequente l’uso della parola terapia come secondo elemento di parole composte, indicanti speciali metodi di cura o particolari suddivisioni dell’arte terapeutica (fisioterapia, pranoterapia, idroterapia, ecc.). In questa seconda accezione possiamo far rientrare, con le dovute accortezze, la tangoterapia.

Quando è nata la tango terapia e cosa significa

La parola tangoterapia è nata in Argentina nel 2008 con l’organizzazione del 1° Congresso Internazionale di Tangoterapia. In contemporanea nasce l’Associazione Internazionale di Tangoterapia e Tangoterapeuti (IATTT) con sede a Cardiff (UK). Il 30 settembre 2009 il tango acquista un tale prestigio che l’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) lo dichiara Patrimonio culturale dell’Umanità, in quanto “Bene Culturale Immateriale che personifica sia la diversità culturale, sia il dialogo”. Ecco le principali definizioni di Tangoterapia:

un sistema terapeutico integrato che utilizza lo strumento del ballo del tango con la sua musica e la sua poesia e grazie all’esperienza emotiva che favorisce, consente la conoscenza dello psichismo profondo, permettendo elaborazioni diagnostiche, terapeutiche e di ricerca” (Federico Trossero  “TangoTerapia «Fundamentos, Metodologia, Teoria e Pratica»” 2006)

metodo fondato sull’utilizzo di passi, figure, esercizi di tecnica e musica di tango argentino che vengono scelti e combinati tra loro in base alla specifica problematica da migliorare e alla reale capacità/potenzialità degli utenti a cui vengono proposti” (Marilena Patuzzo, Metodo Riabilitango®)

metodo terapeutico che usa come base di ispirazione il tango Argentino. Grazie alla precisione con cui sono stabiliti i ruoli, in questa danza, i partecipanti ai gruppi sperimentano le diverse parti di sé” (Massimo Habib “TangoOlistico. Ai confini del contatto” 2012).

Quanti metodi di tango come terapia esistono?

La Tangoterapia può avere due macro finalità: essere un supporto alla persona per la sfera prettamente fisica/riabilitativa, e/o essere un supporto alla persona per la sfera emozionale e psicologico relazionale. Ovvero può affiancarsi in maniera utile, ma mai sostituirsi, da un lato (sfera fisica/riabilitativa) alla medicina tradizionale, dall’altro (sfera emozionale e relazionale) a percorsi psicologici, psicoterapeutici. La Tangoterapia può essere anche uno strumento per iniziare a esplorare il proprio mondo interiore o può accompagnare una persona in un determinato momento del suo percorso di crescita per illuminare spazi di sé raggiungendo una maggiore consapevolezza, in particolare rispetto al tema della relazione. L’ambito di applicazione della Tangoterapia dipende dal metodo/i utilizzato/i e dalle competenze dell’operatore che la porta. Ecco i principali metodi di Tangoterapia diffusi in Italia, che possono essere utilizzati sia in maniera a sé stante, così come in maniera integrata:

Metodo Riabilitango®

Nato poco meno di 10 anni fa da Marilena Patuzzo, Coordinatrice Infermieristica in ambito riabilitativo dal 1999, docente di Infermieristica Clinica nella disabilità neuropsichica presso l’Università degli Studi di Milano, insegnante di Tango Argentino. Il Metodo, oggi riconosciuto a livello europeo, consiste nell’utilizzo di passi, figure, esercizi di tecnica e musica di tango argentino che vengono scelti e combinati tra loro in base alla specifica problematica da migliorare e alla reale capacità/potenzialità degli utenti a cui vengono proposti. Questo metodo è particolarmente indicato per persone affette da problemi di equilibrio e del controllo del movimento come nel Morbo di Parkinson, esiti di ictus, sclerosi multipla o come esercizio moderato di riallenamento graduale allo sforzo (es. patologie respiratorie). E’ il risultato di una sperimentazione di 3 anni presso l’Ospedale San Giuseppe di Milano con 2 sessioni a settimana di 45 minuti ciascuna, con inserimento dell’attività nei protocolli clinici. Sono stati selezionati e sono rientrati nel Metodo solo i movimenti (passi/figure) che tutti i malati riuscivano a fare. Il Metodo è utilizzato da operatori in tutta Italia. A Bologna e provincia è utilizzato e diffuso dall’Asd OliTango. Per maggiori info: http://tangoterapia.wixsite.com/riabilitango

Metodo Trossero

Nasce nel 2006 dal Professor Federico Trossero, psichiatra argentino con una solida esperienza nella psicanalisi, ballerino e insegnante di tango. Ha sviluppato il metodo lavorando inizialmente con i suoi pazienti dai disagi gravi: schizofrenia, disturbi ossessivo compulsivi e psicosi, attacchi di panico, fobie sociali e problemi a relazionarsi con il sesso opposto. E’ una psicoterapia a mediazione corporea nell’ ambito della Medicina Integrativa. Uno dei pilastri del metodo è l’elaborazione delle dimensioni sensoriali, percettive, propriocettive e cognitive la cui integrazione aiuta la capacità di comprensione delle persone e supporta una maggiore integrazione individuale e sociale. “Il corpo dice tante cose” afferma Trossero “guardando qualcuno che balla il tango, dai movimenti, dalla postura e dall’abbraccio si intuiscono le resistenze e la personalità in generale. Il corpo parla e non mente”. Per maggiori informazioni consiglio la lettura del libro di Trossero “Tango Terapia, Coquena Ediciones, 2006”.

Metodo Habib (TangoOlistico®) 

Nasce nel 2008 ad opera di Massimo Habib, Gestalt Counselor ed insegnante di Tango Argentino, cofondatore a Cardiff (UK) della IATTT. Il metodo si ispira al Tango Argentino prendendo di questa danza la divisione nei ruoli maschile e femminile, ed il tipo di contatto a livello del petto nell’abbraccio. Oltre naturalmente alla musica, anche se spesso si danza con brani diversi dal tango. E’ considerata una disciplina di crescita personale che incontra elementi di Terapia della Gestalt, Costellazioni Familiari, Interpretazione dei Sogni, Musicoterapia, Meditazione. Aiuta a migliorare la conoscenza di sé stessi attraverso il lavoro esperienziale delle nostre parti maschile e femminile, grazie alla precisione con cui sono stabiliti i ruoli nel tango. E’ utile per conoscere e migliorare il proprio modo di relazionarsi con l’altro aumentando il proprio livello di benessere interiore e relazionale. Per maggiori informazioni consiglio il libro di Habib “TangoOlistico Ai confini del contatto (2012)”

Metodo Dinzel

Rodolfo e Gloria Dinzel hanno elaborato in 40 anni di lavoro congiunto un sistema pedagogico e di diffusione della cultura del Tango. Grazie a loro è nato il Centro Educativo del Tango di Buenos Aires, CETBA, che offre una formazione triennale per insegnanti di Tangodanza. Los Dinzel sono stati tra i primi a usare il Tango come strumento terapeutico, anche se quando si parla del Metodo Dinzel non viene affiancata la parola tangoterapia perché il metodo è considerato come un sistema filosofico, pedagogico e di sviluppo dell’essere umano. Ne parla in maniera approfondita Angela Nicotra nel suo libro “In contatto con la realtà Tango e Danza Movimento Terapia. Conversazioni con il Maestro Rodolfo Dinzel” (edizioni ephemeria, 2018).

A chi è utile quindi la Tangoterapia?

Ballare il tango può essere utile a chiunque, perché è il ballo di relazione per eccellenza e si basa sull’improvvisazione, elementi che lo rendono denso di sfumature e risvolti utili per la salute e il benessere psico-fisico. Gli ambiti di applicazione della Tangoterapia, invece, sono legati al metodo utilizzato. La Tangoterapia può essere utile in caso di malattie come il Parkinson (Metodo Riabilitango®), di disagi psichici, blocchi interiori, disturbi relazionali (Metodo Trossero), può aiutare chi vuole conoscersi meglio interiormente (Metodo Habib TangoOlistico®), o chi desidera studiare il tango con una pedagogia che lo tratti a 360° (Metodo Dinzel).

Per esperienza personale, in quanto insegnante di Tango Argentino, operatrice di TangoOlistico® e del Metodo Riabilitango® ritengo che ogni metodo possa offrire qualcosa di utile. La Tangoterapia è comunque da considerarsi una disciplina relativamente recente e sono auspicabili ulteriori studi e approfondimenti.

Leggi anche “Le valenze terapeutiche del Tango Argentino

 

Che cosa serve per ballare bene il Tango Argentino? Come si fa a ballarlo bene? il Tango Argentino è uno dei balli con la maggiore libertà espressiva esistenti, uno dei più complessi perché ricco di infinite possibilità di combinazione dei passi, che cosa può venirci in aiuto?

Ecco 10 consigli utili per ballare bene il Tango:

1) Sii insegnabile

E’ il punto di partenza, senza questo puoi appendere serenamente la scarpe al muro. Essere insegnabile significa avere volontà di imparare. Significa sapere, e accettare, di non sapere ed essere disposti a ricevere insegnamenti. Non è scontato! Alcuni allievi non ascoltano, interrompono l’insegnante… non riescono a lasciar entrare davvero gli insegnamenti perché ciò implica essere in una posizione di non sapere e questo a volte può far sentire fragili o non bravi, o non all’altezza. Ma è una credenza errata della mente… non crederci, ascolta!

2) Scegli maestri generosi… e non solo bravi

Un buon maestro non è solo colui che conosce bene il tango, ma che non ha paura che l’allievo lo superi, pertanto è generoso. Cerca maestri bravi e generosi. Osserva se a lezione ti parlano mai di struttura del Tango. Purtroppo accade che per tenere un allievo con sé per anni e anni vengano insegnate solo combinazioni di passi da replicare a memoria… alla lunga non serve a niente, spendi un sacco di soldi, non arrivi a comprendere come creare da solo il tango e il tuo ballare sarà sempre simile a se stesso

3) Apprendi la struttura del Tango

E’ il DNA del tango, ovvero gli elementi che permettono di costruire le sequenze, è l’alfabeto. Arriva un punto in cui la memoria non è più in grado di ricordare tutte le combinazioni di passi e le figure che hai imparato a lezione. Per evitare di usare sempre le solite 10, devi conoscere la struttura di base del tango. La maggioranza dei libri sul tango non la tratta, ti mostra solo sequenze, quindi trova maestri che in primo luogo la conoscano e in secondo luogo non siano avari e vogliano condividerla con te. Parlare di struttura significa semplificare ai minimi termini ciò che stai imparando, dare la chiave di accesso per decodificare le figure e le combinazioni, per destrutturare quanto imparato. Se ti propinano sempre figure, seppur belle e via via più complesse… cerca anche altrove!

4) Balla

La lezione è la base di partenza, ma oltre a frequentare i corsi di tango, ai nostri allievi consigliamo sempre di praticare il più possibile. Il corpo ha bisogno di tempo per assimilare i movimenti e di ripeterli più e più volte. Vai a ballare in milonga (il luogo dove si balla il tango), prova a casa, guarda gli altri ballare (così fai lavorare i neuroni a specchio), frequenta stage, vai ai festival di tango… balla e abbi pazienza con te stesso

5) Rispetta i tempi del corpo… abbi pazienza

Gli eccessi non funzionano, nemmeno nel tango. Se fagociti troppo rapidamente gli insegnamenti e ne accumuli uno sull’altro alla velocità della luce non riesci a farli tuoi, se diventi bulimico nel ballare il tuo corpo ti presenterà il conto… il corpo ha tempi più lenti della mente, rispetta i suoi tempi di assimilazione… permettigli di digerire prima di mangiare di nuovo, permettigli di riposare e di rigenerarsi, rispettalo quando ti parla

6) Amplifica la tua respirazione

La maggior parte delle persone vive con un respiro corto e alto, ovvero che si ferma al petto senza coinvolgere l’addome, e il diaframma per lo più è bloccato. Più la respirazione è ampia, profonda e fluida più l’energia circola nel corpo e i muscoli vengono ossigenati. Questo rende il tango più fluido, morbido e piacevole. Fai pratica costante di esercizi di respirazione, soprattutto all’inizio, poi una volta assimilata il corpo la mantiene da sé. Fatti spiegare come funziona la respirazione anche addominale. Un buon insegnante questo non solo lo dovrebbe sapere ma anche applicarlo su di sé e spiegartelo. Se un insegnante non ti parla mai di respiro… scappa! Ballerai sempre in apnea, come accade a tutti all’inizio e il piacere sarà per te un miraggio!

 7) Impara a radicarti mentre balli

Radicamento (o grounding)  significa “stare con i piedi per terra”. E’ un termine coniato da Alexander Lowen, il fondatore della bioenergetica. Ballare radicati a terra significa lasciarsi scendere, ovvero imparare a fidarsi dei propri piedi e del loro appoggio e affidarsi al sostegno della terra. La maggior parte di noi soffre di mal di schiena perché si tiene su dall’alto, invece di lasciarsi scendere verso il basso. Cerca maestri che ti insegnino come radicarti a terra, come ad es. gli esercizi di bioenergetica e praticali (ne trovi alcuni sul sito di Maria Borruso tra le sue pratiche, oppure nei libri di A. Lowen). Solo se sei radicato puoi davvero aprirti all’altro e smettere di pesare su di lui. Cambia completamente il tuo modo di ballare: cambia la postura, cambia la sensazione, sei più sicuro di te, solido e acquisti molto equilibrio.

8) Non sentirti arrivato

Nemmeno i maestri devono smettere di imparare. C’è sempre possibilità di crescere e migliorare purché non ci si senta già arrivati… lì muore tutto, tango compreso

9) Trova il Tuo tango

Ci siamo passati tutti “voglio assomigliare a quel maestro, voglio ballare come lui/lei”… non solo è impossibile, ma è così svilente per la persona che sei. Prendi ciò che ti serve da un maestro e poi come qualcuno mi ha insegnato “dimentica tutto”… permetti al tuo corpo di dare la sua forma al tango, la sua impronta, il suo stile… nessuno ballerà mai come te e questo è stupendo, sei inimitabile e unico

10) Accetta i tuoi limiti e scopri il tuo talento

Non sei Dio, pertanto non sarai mai perfetto. Anche se guardando ballare  alcuni maestri sembrano perfetti, nemmeno loro lo sono, semplicemente hanno trovato in cosa hanno talento e lavorano per metterlo in luce. Ogni corpo è diverso, esplora cosa ti piace, quali movimenti ti danno gioia e senti tuoi, e lavora su quelli, falli risplendere… sii disposto a cambiare il tuo modo di ballare più e più volte… e accetta i tuoi limiti, è il solo modo per superarli.